Mai più Gigli kitch

 Fonte ilNolano.it del 16 aprile 2010

NOLA – Si avvicina il Giugno nolano, si avvicina la Festa eterna. La città si prepara a rivivere la tradizione più amata, ed accanto ai riti come la questua, si moltiplicano le iniziative del Comune dedicate all’importante evento. I cittadini non stanno a guardare, e si rendono partecipi di una manifestazione che ogni anno vorrebbero più bella e più intensa. Ma soprattutto vorrebbero che il Giglio, la macchina da festa sognata, ideata, costruita e poi cullata, diventasse la massima espressione della creatività, della cultura e del sapere della città. Su questa falsariga si pone l’intervento dell’architetto Gennaro Roberto. Abbiamo deciso di pubblicarlo integralmente non solo perché proviene da chi per i Gigli ha messo a disposizione la propria professionalità, ma anche perché propone un punto di vista interessante sull’uso della cartapesta e sui colori, le forme, le armonie delle macchine. 

Caro Direttore, 
le scrivo in merito all’iniziativa promossa dall’Assessore ai Beni Culturali, De Lucia, sulla realizzazione del manifesto della Festa dei Gigli. Sicuramente lodevole e da apprezzare, però per una Festa che si avvia ad essere riconosciuta dall’Unesco come patrimonio folkloristico mondiale, andrebbe pianificato un vero e proprio intervento per valorizzarla e perchè no iniziando proprio dalla macchine che rappresentano in maniera materiale il simbolo della kermesse. Peccherei di presunzione se iniziassi ad enunciare un programma che possa apportare un valore aggiunto alla Festa dei Gigli, però, almeno per quello che mi riguarda direttamente, data la mia attività professionale di architetto, designer e grafico vorrei suggerire all’attuale assessore di non fermarsi alla sola iniziativa di un manifesto, ma di allargare il discorso portandolo su un livello professionale che abbia inizio con un vero e proprio “bando di concorso di idee” per la progettazione dei rivestimenti dei gigli. Molte volte trattato come l’ultimo degli argomenti della festa, proprio il rivestimento, invece, andrebbe progettato da figure professionali che operano nel campo dell’arte, dell’architettura, della grafica oltre ad avere una buona conoscenza della cartapesta e del polistirolo. Il rivestimento del giglio rappresenta una vera e proprio opera d’arte e come tale va trattato, curato, progettato dal disegno, dal particolare, fino all’ultima pennellata di colore. Io oramai sono più di sei anni che non progetto più un rivestimento: ne ho progettati quattro, dal 1990 al 2004, collaborando con tutti i grandi maestri viventi e non della cartapesta. E’ stata una scelta quella di non voler più progettare rivestimenti, poiché nel corso degli anni ho visto trattare con quella superficialità e quella incompetenza sia queste opere d’arte sia tutti coloro i quali lavorano con tanta fatica e tanto amore attorno ad esse. E’ veramente ripugnante: molte volte progettisti improvvisati, fanno sì che queste opere siano motivo di denigrazioni da parte delle migliaia di visitatori che affollano Nola nel periodo della festa. A parte i discutibili accostamenti dei colori, la mancanza del rispetto per le prospettive e l’armonia delle forme, nella maggior parte dei casi mancano anche di un vero e proprio significato al quale vengono ispirate. Non voglio dilungarmi più di tanto su tale argomento, perché ci sarebbero tante cose da dire a riguardo, ma ci tenevo a far sapere quale era il mio pensiero su questo aspetto, personalmente negativo della Festa dei Gigli, sia come architetto e sia come nolano che ama la propria festa.

architetto Gennaro Roberto

 

 

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