Il patrimonio artistico di Nola da visitare

Nola è ricca di luoghi e monumenti d’interesse storico. Chiese, statue, palazzi storici che sicuramente meritano di essere visitati. 

Eccovi l’elenco di tutti i punti d’interesse presenti in città. (Per scoprire come raggiungere Nola clicca qui)

 

Chiese

Statue

 Monumenti

 

Il Duomo

 

La costruzione della Cattedrale di Nola fu iniziata poco dopo il 1400, sotto il pontificato di Gregorio XI, da Mons. Francesco Scaccano, coadiuvato dal Conte Nicolò Orsini
Fu edificata sul posto dove sorgeva il tempio di Giove, allorché Mons. Scaccano decise di trasferire a Nola la sede Vescovile, che prima era a Cimatile ed aveva per Cattedrale l’antichissima Basilica di S. Felice in Pincis (Coemeterium Nolanum).

Crollata nel 1583 venne poi ricostruita unitamente alla Curia, da Mons.Fabrizio Gallo, con ornamenti del Lancellotti e del Carafa
Ma nella notte del 3 febbraio 1861, poco dopo la proclamazione del Regno d’Italia, un vasto e cupo incendio, indubbiamente doloso, distrusse il Duomo, della precedente struttura in stile gotico, non è rimasto quasi nulla.

Infatti nella ricostruzione ex novo affidata all’Arch.Nicola Breglia, la progettazione e la realizzazione è in stile rinascimentale. Le vicende legate alla Cattedrale furono molto intricate, dall’Archivio Vescovile Nolano è possibile ricavare notevole materiale anche giudiziario: sentenze, convenzioni e anche delibere del Comune di Nola in cui si evince che il malcostume nel gestire la cosa pubblica appartiene alla comune e “migliore” tradizione nolana. Ma tra le altre vicende: fermi, rinvii e ritardi, finalmente nel 1909 il monumento fu restituito alla Città in occasione anche della traslazione a Nola delle reliquie di S. Paolino.

Elegante l’esterno, internamente vi è una ricca serie di moderni dipinti che con i colonnati formano le artistiche navate, egualmente ricche sono le cappelle laterali.

Nella Cappella di S. Paolino, vi è l’urna del Capparulo che contiene le reliquie del Santo. Vi si notano poi, tra i tanti, un affresco del D’Agostino, che ritrae l’incendio della Cattedrale; uno di Paolo Vetri: gli Evangelisti; un altro del Postiglione: l’Apoteosi di San Felice.

Vi si conservano ancora un rilievo di Gesù e gli Apostoli dell’XI secolo, un tabernacolo, una Madonna del ‘500, un pulpito e un Cristo di legno pregevolissimo. Oltre a ciò si conserva il Cereo Pasquale, costituito in un fusto di marmo a rilievo raffigurante gli sposi, dono dei Conti Orsini in occasione delle nozze di Raimondo Orsini con Isabella Caracciolo del Sole, fu ridotto in frantumi durante l’incendio del 1861 e fu poi restaurato.

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La chiesa di San Biagio

 

La chiesa ed il convento di San Francesco dei Frati Minori conventuali (oggi San Biagio) a Nola, è legato alla famiglia degli OrsiniNicolò I Orsini, infatti, è ricordato come il fondatore del Convento Francescano Nolano (1350 – 1399).

Esso sorgeva presso una preesistente chiesetta dedicata a S. Margherita, di patronato della famiglia Orsini, ad occidente della città, ai piedi della torre delle 5 porte. Della primitiva architettura, rimasta pressoché immutata fino al secolo XVI, restano le ogive absidali, la struttura del portale, e la forma del campanile che richiama lo schema del romanico rurale, che testimonia la preesistenza di altri edifici a cui si addosso il convento trecentesco.

Sono conservati all’interno, gli affreschi del campanile, che risalgono ad un tardo manierismo romano: C’è un Cristo benedicente – Scuola Romana (secolo XIV), l’Annunciazione (secolo XIV), S. Felice (secolo XIV). All’interno della sacrestia, detta anche cappella Albertini, si conserva un sarcofago intagliato, del monumento rimane solo la cassa sepolcrale. Questo fu fatto costruire dal Conte Raimondo Orsini, che alla sua morte volle essere sepolto con una semplice lastra tombale in Sant’Angelo in Palco, pertanto il sarcofago rimase senza epitaffio alcuno, perché non vi fu seppellito il suo corpo.

I recenti restauri, tendenti ad evidenziare le strutture gotiche, hanno messo in luce, sotto la navata, un sepolcreto medioevale e resti archeologici romani.Il trasporto del periodo gotico a quello rinascimentale è rappresentato dalla cappella Albertini con i tre monumenti marmorei dei Sanseverino. Attribuiti a Giovanni da Nola (1488 – 1557) bellissimo è l’adorazione dei Magi.

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Il Convento di Sant’Angelo in Palco

Il Convento di S. Michele Arcangelo, comunemente detto Sant’Angelo in Palco, si erge su una delle colline prospicienti la Città di Nola.

Fondato da Raimondo Orsini, feudatario di Nola e Principe di Salerno, fu portato a compimento nel terzo decennio del ‘400 e donato ai Frati Minori dell’Osservanza. La chiesa, preceduta da un pronao a cinque arcate poggianti su colonne di granito con i capitelli di epoca romana e medioevale, è ad una sola navata coperta da capriate lignee.

Il chiostro, realizzato agli inizi del XVII Secolo, riprende schemi e moduli dell’architettura francescana della seconda metà del XV Secolo. Addossato al chiostro, è il refettorio, che conserva le strutture tardo – gotiche nelle crociere. Le pareti e le volte sono coperte da affreschi, alcuni di pregevole fattura e databili al 1503, come la lavanda dei piedi e la crocifissione.

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La chiesa del Gesù

 

La facciata è in pietra viva, proveniente dai resti del teatro Romano, la struttura è in stile Rinascimentale. Il tempio fu costruito nella seconda metà del ’500 per volere della contessa D. Maria Sanseverino, che ivi è sepolta, con la figura scolpita per intero a rilievo, in atto di riposo.

All’interno si conservano una pala d’altare di Marco Pino Siena (1500) tela e affreschi del ‘700. Degno di nota è il crocifisso su tavola, di incerta datazione, nella prima cappella a sinistra.

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La chiesa del Collegio

La chiesa del Collegio delle Lateranensi fu fatta costruire dalla famiglia Orsini. Il chiostro comprendeva tutto il palazzo degli antichi feudatari. Se si entra dal cortiletto di via Ciccone, si notano i resti quattrocenteschi del primitivo monastero.

La chiesa risale al 1557, fu restaurata nel 1700. In questo tempio sono degni di attenzione il policromo altare maggiore (1700) con “l’Annunciazione” di C.Scaccano (1400), le tele delle cappelle e della navata e una “Annunciazione” di A. Solario (1400).

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La chiesa dell’Immacolata

La chiesa chiamata agli inizi cappella Nuova, era dotata fino agli inizi degli anni cinquanta di un vasto giardino. La facciata di pregevole fattura, fiancheggiata da un campanile terminante a bulbo maiolicato. Degno di attenzione è l’ovale di ceramica sovrastante il portale, che raffigura la Madonna. All’interno la navata centrale è completamente ricoperta da una tela del Mozzillo (1799).

Di fronte alla chiesa si erge il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, opera di G. Pellegrino. 

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La chiesa e il monastero di Santa Chiara

Roberto Orsini, seguendo lo spirito della sua epoca, diede vita ad una vasta opera di rinnovamento della città costruendo importanti edifici e soprattutto chiese, tra cui lo stesso Monastero di Santa Chiara.
La sua fondazione risale al 1300, edificato su una piccola cappella preesistente intitolata a S. Maria Jacobi. Successivamente, fu eseguito l’ampliamento: in un terzo tempo fu ulteriormente sviluppata fino all’aspetto odierno. Tutte queste opere furono eseguite nello stile gotico. Il monumento si può definire piuttosto ispirato a quei caratteri romano-gotici notevolmente influenzati dall’arte francese. Di particolare interesse sono gli affreschi staccati dal muro e restaurati dalla Sovrintendenza ai Monumenti. Da visitare il Salone Mozzillo.

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La chiesa dei Santissimi Apostoli o “Chiesa dei Morti”

La chiesa dei Morti già intitolata ai SS. Apostoli, risale all’epoca della Cripta di S. Felice nel Duomo. Prova della sua “palese e certa antichità” è, come afferma  il Remondini , “alla bassezza del suolo”, argomentato che ambedue fossero state edificate sul pavimento stesso del tempio di Giove.
A sua antichità è attestata anche da una bolla di Clemente III diretta al Rettore e ai Confratelli di questa chiesa per la sua ricostruzione (giugno 1190).

Diventò Cattedrale nel XIV secolo (1370) “allorché in essa i nolani Vescovi trasferirono la loro sede a Cimitile”, dove l’aveva stabilita S. Paolino presso la tomba di S. Felice, il confessore. La chiesa fu poi chiusa al culto e riaperta soltanto nel 1642, quando fu dedicata ai Morti.

Nel 1741 si procedette al restauro in stile barocco, secondo il gusto del tempo come si può dedurre dalla lapide allocata all’ingresso principale.
Il tempio si presenta suddiviso in tre navate. Bella è la scala a tenaglia che porta alla basilica, essa si intona perfettamente con l’altare che ne ripete i fregi e le decorazioni in marmi policromi e su cui s’ammirava una tela attribuita a Mattia Preti.

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Il cenobio Francescano dei Cappuccini

 


E’ posto verso il lato orientale di Nola, su di una suggestiva collina, dove preesisteva un piccolo tempio dedicato alla S. Croce. Costruito intorno al 1566, nel convento, ai due lati dell’altare, vi sono affreschi del Mozzillo da Nola: la Natività, l’Adorazione e la Pala dell’altare maggiore. Vi sono poi le tombe del conte di Campobasso don Nunzio Antonio Monforte, patrizio nolano che morì sindaco di Nola il 14 ottobre 1733, e quella di don Francesco Antonio Cesarino, patrizio romano e nolano, che gli fu eretta dal figlio Filippo Vescovo di Nola. Verso la porta di ingresso v’è la tomba di don Antonio Albertini, principe di Cimitile, patrizio nolano, il quale, donò il suolo per la costruzione del convento, morto nel 1578.

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Monumento a Giordano Bruno

 
  

Nella piazza omonima sorge un monumento marmoreo fatto erigere nel 1868 dall’amministrazione liberale di Nola, presieduta dal senatore Cocozza, lottando contro innumerevoli ostacoli, decretò che si realizzasse in Nola un monumento a Giordano Bruno, che fu subito eseguito dallo scultore D.Crescenzo.

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Monumento a Tommaso Vitale 

 

Tommaso Vitale nacque a Nola il 7 gennaio 1857 dall’Avv. Francesco e da D. Vittoria Trione. Da giovane intraprese la carriera del padre, studiò giurisprudenza laureandosi giovanissimo.
Nel 1883, spinto da alcuni amici e sostenitori prese parte attiva alla via politica ed amministrativa della città fu eletto sindaco di Nola.
Nel 1892 fu candidato a deputato, ed ottenne una schiacciante vittoria. Fu dunque il Vitale Deputato al Parlamento Italiano fino al 1906, quando un male inesorabile troncò la sua giovane esistenza.

Tommaso Vitale fece tanto per Nola a lui si deve la realizzazione della maggiore parte delle opere pubbliche. Nella villa comunale da lui fortemente voluta, fu edificato dai nolani riconoscenti, un monumento che lo ricorda, a lui è inoltre dedicato la principale strada che attraversa il centro storico della città, Corso Tommaso Vitale.

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Monumento a Ottaviano Augusto

 


Tutti gli storici, antichi e moderni, trattando della morte di Augusto, hanno concordemente affermato che il grande fondatore dell’Impero romano esalò l’ultimo respiro il 9 agosto del 14 dell’era Cristiana nella città di Nola, ove, tornando in fretta da Benevento, ammalato, era stato costretto a fermarsi.

Ottaviano diede allo stato un lungo periodo di pace. Per i meriti conseguiti gli fu riconosciuto il titolo di Augusto e dichiarato degno di venerazione. In suo onore furono edificati dei templi e la tradizione vuole che anche Nola ne avesse uno di cui non è indicato il sito. A ricordo di ciò nella piazza principale fu eretto un monumento, maggio 1938 con l’epigrafe: “Ottaviano Augusto, simbolo dell’Italia Imperiale – nella città millenaria ove egli chiuse la sua vita radiosa”.

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Il Castello di Cicala

 

Cicala si ritiene dagli storici, tra i quali Ambrogio Leone, che sia sorta fin nei primi tempi dell’era volgare, e con molta attendibilità, durante il saccheggio fatto di Nola dai goti di Alarico nell’anno 410.

Cicala, dunque, assorbì Nola e ne conservò le tradizioni. Ciò vuol dire che fare la storia di Cicala e del suo Castello, che ne fu il cuore e il braccio, lo scudo e la spada, è fare la storia di Nola. Il Castello di Cicala sorse sui ruderi di un muro preesistente, fu eretto intorno al 758 ed il 787, ossia durante il ducato, poi principato di Arichi.

La travagliata storia di Cicala inizia quindi dagli anni dello spopolamento di Nola e della campagna nolana. Nola, a causa della sua importanza strategica, venne a trovarsi al punto di attraversamento e di scontro di eserciti bellicosi ed assetati di conquiste, e pertanto fu sempre, immancabilmente, saccheggiata e distrutta. Sulla pianura, dunque, ridotta ad un vastissimo pudrito acquitrino invasa dalla peste e dalla morte, Nola, unica fiamma di vita rimase la gente ritiratasi sull’alto della Collina di Cicala.

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La vecchia Caserma di Cavalleria

Ideata negli anni anteriori al 750, ebbe principio di esecuzione soltanto a datare dal 1751.

È universalmente ritenuto che essa sia opera di Luigi Vanvitelli, tanto è vero che è invalso l’uso di chiamarla “Mole Vanvitelliana”. La cosa non ha fondamento. Con molta probabilità l’attribuzione della costruzione è da accreditarsi all’Arch. Francesco Sabatini, siciliano, il quale studiò a Roma e a Napoli con Luigi Vanvitelli, di cui sposò una figlia.

Della Caserma di Nola, il nolano Ferdinando Maiorana del 1887, Capitano d’artiglieria della milizia territoriale, ne fece una esauriente descrizione: “Essa è di forma quadrata, con vastissime scuderie longitudinali a pianterreno, molto bene areate, con porticati in giro di quattro metri di larghezza, così al pianterreno come al 1° e 2° piano, con vaste e bene areate camerate, con ben riparate sale per gli uffici, con alloggi comodissimi per gli ufficiali, con un vasto cortile, aventi agli angoli due pozzi e vasti abbeveratoi per 50 cavalli, con larghe scalinate da salire e scendere quattro soldati con selle in spalla in linea; ma ciò che la rende più utile si è appunto la vastissima piazza d’armi, dell’estensione di 75.000 metri quadrati, che le è attigua dalla parte occidentale”.

Ad opera compiuta, la Caserma di Nola risultò capace di 700 uomini, 600 cavalli e 45 alloggi. L’11 settembre 1943, il monumento Nolano seguì le sorti di tanti altri monumenti Italiani: minato e bombardato dalle truppe tedesche in ritirata, cessò la sua funzione militare.

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Il Palazzo Orsini

 


Sebbene variamente alterato e mutilato, sia all’interno che all’esterno, il Palazzo Orsini di Nola conserva meglio di tutti gli edifici napoletani contemporanei, la sua primitiva impronta. L’elemento dominante, costituito da blocchi del teatro romano, attribuisce alla facciata un carattere peculiare, reso più evidente dalla netta prevalenza dei pieni sui vuoti. Qui, l’impronta rinascimentale, è riconoscibile nella fronte principale e specialmente nel marmoreo portale, mentre le membrature interne sono tutte di gusto tardo-gotico.

L’impianto planimetrico originario è tuttora presente, malgrado le numerose aggiunte: un corpo anteriore, con due di simmetriche e cortile intermedio, dalla cui parte di fondo si accedeva ad un vasto giardino, ricordato in qualche documento per il suo notevole pregio, e poi scomparso per dare luogo a disordinate strutture, attinenti alla funzione militare dell’edificio a cui fu destinato. Il Palazzo nella sua magnificenza fu voluto da Orso Orsini Conte di Nola nel 1470.

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Il Seminario Vescovile

 

Tra spogli e vecchi platani che un tempo ombreggiavano l’ingresso, si leva la superba mole del Seminario diocesano, fondato e voluto da monsignor Antonio Scarampi nel 1566. Ma quello che attualmente si ammira, fu iniziato nel 1749 su disegno del Vanvitelli, ingrandito e portato a termine da monsignor Caracciolo del Sole, il quale ne dette incarico al regio ingegnere don Luca Vecchione che lo completò nel 1573.

 

Nell’edificio si conservano quindi molte epigrafi latine, bassorilievi altomedioevali, una ricca biblioteca in gran parte donata da monsignor Caracciolo del Sole. Nel piccolo museo vi si conservano aree marmoree, ceppi sepolcrali, ed altre fogge di marmi latini incisi o di carattere Etruschi raccolti, dal sacerdote Stefano Remondini, insigne studioso e ricercatore di cose antiche, tra cui il monumentale “Cippus Abellanus”, ivi conservato.

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Le Torricelle

 

Le due “Torricelle”, poste a breve distanza l’una dall’altra, costituiscono una delle poche testimonianze di monumenti funerari di epoca romana pervenuti. Sono rimasti sempre a vista e conosciuti fin dal XVI secolo, in quanto sono rappresentati nella pianta del Moceto allegata al “De Nola” di Ambrogio Leone, dove sono indicati come antichi tumuli.

La tipologia dei due edifici e quella comune ad altri monumenti della zona: su un tamburo circolare o poligonale poggia un corpo in genere cilindrico o troncoconico. Il mausoleo, a doppio anello concentrico con muri radiali di collegamento, presenta al suo interno un piccolo vano con nelle pareti 6 nicchie. All’esterno il podio era adornato da 24 nicchie semicircolari che dovevano essere decorate con colonne di stucco e forse statue.

L’edificio è databile al I Secolo d.C., ed era circondato da un recinto di cui si intravede un piccolo tratto, all’interno del quale erano posti inoltre altari, piccoli monumenti, e due sarcofagi monolitici in tufo con deposizioni, ai piedi di una delle quali era posto un piccolo tesoretto di monete del III secolo d.C.

 

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NOTE BIBLIOGRAFICHE – A.Napolitano “Monografia storica dell’antica Nola”, 1994

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